Gli infortuni muscolari dello sportivo

Gli infortuni muscolari dello sportivo

Gli infortuni muscolari dello sportivo 2000 1333

Dr. Arrigoni Paolo

Gli infortuni muscolari dello sportivo

DIAGNOSI: CAPIRE L’INFORTUNIO
Chi pratica un’attività sportiva, sia a livello amatoriale che professionistico ha un’elevata probabilità di doversi confrontare nella propria vita con infortuni di tipo muscolare. Spesso accade di sentirsi dire “è una contrattura” o “il muscolo si è stirato”, senza sapere bene cosa questo significhi, quali siano le cause dell’infortunio, il tempo di recupero ed il rischio di recidiva. A questo proposito chiariamo subito che non esiste una classificazione universalmente riconosciuta delle lesioni muscolari, quindi ad esempio ci si potrebbe ritrovare con una diagnosi di “elongazione” o “stiramento” senza che questi termini abbiano la stessa valenza per terapisti che seguono scuole diverse.

Per fare chiarezza, in linea generale è comunemente accettata e intuitiva la suddivisione degli infortuni muscolari in due categorie fondamentali: infortuni senza rottura delle fibre muscolari (contrattura, stiramento), e infortuni con rottura (lesione muscolare o “strappo”). Queste due tipologie di lesione richiedono tempi di recupero e modalità di cura completamente differenti, ed è bene capire subito in quale categoria ci si debba collocare.
Un metodo molto semplice e accurato per capire la categoria di infortunio, utilizzato anche da squadre professionistiche, consiste nell’analisi del momento in cui compare il dolore.
Se si è in grado di definire con precisione il momento in cui è avvenuto il trauma, molto probabilmente si tratta di lesione muscolare (o strappo). Frequentemente ciò avviene durante uno sforzo importante o un allungamento repentino del muscolo, ed è accompagnato da una sensazione di “puntura” in un punto specifico. Un infortunio del genere non permette di terminare la gara o la sessione di allenamento.
Qualora invece il dolore compaia in maniera graduale durante o dopo l’attività, si è in presenza di un infortunio senza rottura delle fibre muscolari (contrattura, stiramento).

TIPI DI INFORTUNIO

LESIONI MUSCOLARI O STRAPPO

Nella prima categoria citata, le lesioni muscolari (o strappo) con rottura delle fibre vengono suddivise (esclusivamente in seguito a valutazione ecografica da parte di un professionista) in tre gradi di gravità crescente:

  • Primo grado: La categoria più frequente, consiste nella rottura di poche fibre (solitamente fino a 1 cm). Tempo di recupero 10-20 giorni
  • Secondo grado: Categoria molto ampia cha varia da un numero discreto (piccole lesioni da 1 cm in su), a un elevato numero di fibre interrotte (fino a 2/3 del diametro del muscolo). Tempo di recupero estrememente variabile, da 20 giorni a 3 mesi, a seconda del numero di fibre interrotte
  • Terzo grado: Rottura completa o quasi del muscolo, fortunatamente rara. Da 3 a 6 mesi di recupero

CURA E RIABILITAZIONE
A prescindere dalla gravità della lesione, approccio iniziale è lo stesso per tutte le categorie, e consiste in: bendaggio compressivo immediato da mantenere per un giorno circa, ghiaccio per le prime 6 ore e riposo. L’obiettivo di questa fase è ridurre lo stravaso di sangue e la formazione di ematoma che consegue alla rottura delle fibre muscolari, molto vascolarizzate. Maggiori sono le dimensioni dell’ematoma, più lunghi saranno i tempi di recupero. Con un intervento tempestivo si possono risparmiare giorni, e nei casi più gravi anche diverse settimane di riposo forzato. E’ importante limitare l’applicazione di ghiaccio al primo giorno, in quanto l’eccessiva riduzione termica alla lunga provoca la contrazione del muscolo a monte e a valle della rottura, con rischio di ulteriore stiramento delle fibre e ampliamento delle dimensioni della lesione. Bisogna evitare l’assunzione di farmaci antinfiammatori in questa fase, in quanto è dimostrato che favoriscono la formazione di calcificazioni muscolari e la guarigione del muscolo con formazione di tessuto fibrotico (cicatrice) molto rigido rispetto al muscolo, che è elastico, con rischio aumentato di recidiva.

Una volta superata la fase acuta (3-4 giorni) si può iniziare il trattamento fisioterapico, inizialmente limitato alla terapia fisica con macchinari dedicati. Particolarmente efficace si è dimostrata la tecar terapia, che favorisce la riduzione dell’infiammazione e la guarigione del muscolo. Il massaggio decontratturante delle regioni a monte e a valle della lesione produce un rilassamento muscolare con riduzione della trazione sulla zona lesionata.
Le fasi successive sono variabili a seconda del tipo di lesione, e l’autogestione in questo periodo può essere deleteria. E’ altamente consigliata la presenza di un terapista esperto che possa valutare la fase di guarigione e la gestione del recupero. L’aumento del carico muscolare deve essere graduale e ogni volta che l’intensità dell’esercizio viene aumentata, deve essere assente qualsiasi tipo dolore, anche il più sopportabile. In una fase avanzata del recupero, al fine di favorire la formazione di tessuto elastico e sano, è utile inserire esercizi di tipo “eccentrico”, in cui cioè il muscolo in contrazione viene allungato progressivamente. Questo tipo di esercizi favorisce il corretto allineamento delle fibre muscolari in fase di guarigione. Ad ogni modo è altamente consigliato un controllo ecografico al termine del trattamento per avere il via libera per il ritorno in campo.

INFORTUNI SENZA ROTTURA DELLE FIBRE (CONTRATTURA E STIRAMENTO)

Qualora il dolore muscolare non sia improvviso e localizzato in un punto preciso è molto probabile che ci si ritrovi di fronte ad un infortunio senza rottura delle fibre muscolari. Questi possono essere suddivisi fondamentalmente in due categorie: contrattura e stiramento (o elongazione)
– La contrattura consiste in un aumento del tono muscolare diffuso. Ad esempio potrebbe capitare di sentire dolore ad un muscolo specifico, ed una volta interrotta l’attività sportiva, di sentire la zona in questione “indurita”. Ciò avviene in occasione di sforzi eccessivi, frequentemente quando l‘allenamento è insufficiente ad affrontare lo sforzo programmato, oppure in occasione di squilibri tra gruppi muscolari (ad esempio estensori più preparati dei flessori). Questo tipo di infortunio richiede pochi giorni di riposo (da 3 a 7) e non è un avvenimento grave. Tuttavia qualora non si rispettassero i tempi di recupero o si continuasse l’attività il rischio di sviluppare una lesione delle fibre muscolari è alto.
– Lo stiramento (o elongazione) al contrario si verifica in caso si repentino allungamento del muscolo. I sintomi sono simili a quelli di una contrattura, con aumento diffuso del tono muscolare, ma con un dolore più localizzato in un punto preciso. Solitamente l’atleta riferisce di aver “sentito tirare”, ma a differenza delle lesioni muscolari è assente la sensazione di “puntura” e l’attività non necessariamente viene interrotta immediatamente. A livello ecografico dopo 2-3 giorni si evidenzia la formazione di edema (liquido) tra le fibre muscolari, all’interno del quale sono presenti le cellule dell’infiammazione, pronte per accelerare la guarigione. Questa caratteristica ecografica, insieme all’assenza di rottura delle fibre muscolari caratterizza lo stiramento e lo differenzia in maniera certa dalla contrattura e dalla lesione muscolare. I tempi di recupero sono lievemente più lunghi rispetto alla contrattura, circa 7-10 giorni.

CURA E RIABILITAZIONE

In caso di dubbio l’infortunio muscolare senza rotture delle fibre deve essere trattato nel modo più sicuro possibile. Il bendaggio compressivo non è necessario ma non deleterio, quindi può essere applicato senza problemi. Il ghiaccio invece deve essere preferibilmente evitato, in quanto come precedentemente accennato agisce sulla contrattura muscolare aumentandola, ed in assenza di stravaso ematico quindi risulta non fondamentale. Le fasi successive passano attraverso la terapia strumentale precoce, il massaggio decontratturante e la ripresa graduale dell’attività. Dopo qualche giorno possono essere svolti esercizi aerobici atraumatici, come la cyclette ed il nuoto (sempre sotto la soglia del dolore), che risultano utili per mantenere la forma fisica in attesa della ripresa completa dell’integrità fisica e del ritorno in campo.

PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI

Le cause di un infortunio muscolare sono molteplici. Tra queste la più frequente risulta l’insufficiente allenamento. Quando il muscolo viene eccessivamente affaticato non riesce a fare fronte alle richieste funzionali e metaboliche, per cui alcune fibre possono restare contratte in una fase in cui è richiesto l’allungamento. L’aumentata trazione che ne deriva è la causa della rottura delle fibre. Il raggiungimento di obiettivi atletici deve essere quindi graduale, e questo è l’errore più frequentemente commesso in particolare da atleti non professionisti.

Alcuni atleti sono più predisposti allo sviluppo di lesioni muscolari, a prescindere dal grado di allenamento. A concorrere a questo aumentato rischio devono essere prese in considerazione:

– Pregressi infortuni: la cicatrice che si forma nella zona della lesione non possiederà mai le caratteristiche meccaniche del muscolo, quindi costituisce un’area di maggiore fragilità. A questo proposito è importante agire in fase di recupero per facilitare una guarigione più elastica della cicatrice. Come precedentemente accennato la massoterapia e gli esercizi “eccentrici” riducono la rigidità della zona di guarigione, diminuendo il rischio di recidiva.

  • Squilibri muscolari tra gruppi antagonisti: spesso un atleta si abitua ad un movimento ripetitivo come la corsa in età infantile. Lievi alterazioni della corretta meccanica, si possono protrarre in età adulta, facilitando l’aumento del tono di un gruppo muscolare a scapito di un altro (ciò accade spesso a livello della coscia). Affidandosi a un professionista è possibile identificare questo squilibrio e porre rimedio attraverso un allenamento di rinforzo specifico del gruppo muscolare più debole
  • Elasticità del muscolo: Alcuni di noi hanno una elasticità più accentuata, e questo accade per pura predisposizione genetica. Questa caratteristica però può essere allenata, riducendo il rischio di infortuni e aumentando la prestazione fisica. Osservando ad esempio un campione come Cristiano Ronaldo si può notare ad esempio come durante la corsa una parte considerevole della spinta sia data da un ritorno elastico del muscolo e del tendine, insomma è come se “rimbalzasse”. Lo stretching e la già citata ginnastica eccentrica aumentano l’elasticità del muscolo e per questo sono inseriti nei programmi di allenamento di molte squadre professionistiche.
  • Forza e stabilità del tronco (o core stability): Gli arti inferiori e superiori possono essere considerate come leve che fanno fulcro sul tronco. I muscoli posturali lombari e dorsali insomma fungono da contrappeso esattamente come avviene con i blocchi di cemento posizionati alla base della gru. Se questi sono poco allenati l’equilibrio risulta poco efficace, con il rischio di dovere attuare dei micromovimenti improvvisi ed impercettibili per ripiristinare il baricentro, con il rischio di sviluppare una lesione muscolare. Essendo dei muscoli prevalentemente tonici, cioè “ a contrazione lenta”, il modo migliore per aumentare la stabilità dell’intero corpo è quello di eseguire degli esercizi di mantenimento della postura per lunghe tempistiche (1-2 minuti consecutivi). A questo scopo molto utili sono lo yoga ed il pilates, per scongiurare il rischio di annoiarsi eccessivamente.
  • Equipaggiamento: Estremamente importanti sono soprattutto le calzature. Queste devono essere adatte al tipo di sport eseguito, ma ad ogni modo da evitare sono le suole troppo rigide, che facilitano la formazione di tendiniti croniche e provocano leggere variazioni del gesto sportivo, con rischio aumentato di lesioni muscolari.
LETTERATURA

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Schmitt B, Tim T, McHugh M. Hamstring injury rehabilitation and prevention of reinjury using lengthened state eccentric training: a new concept. Int J Sports Phys Ther. 2012 Jun;7(3):333-41.

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Mendiguchia J, Alentorn-Geli E, Brughelli M. Hamstring strain injuries: are we heading in the right direction? Br J Sports Med. 2012 Feb;46(2):81-5. doi: 10.1136/bjsm.2010.081695. Epub 2011 Jun 15.

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